Piccolo lago
Lo sapevano tutti, lì. Ma nessuno diceva niente. E tutto era
andato bene. Per anni.
C'era una vecchia leggenda che ne parlava. E il ristorante
"Piccolo lago" la aveva sfruttata.
Mauro osservò il locale. Vuoto. Tristemente vuoto. I
tavolini candidi sarebbero rimasti immacolati. Nessuna prenotazione oggi,
nessuna domani. “Specialità: Polpo di lago” recitava ancora l’insegna davanti
al ristorante. Avrebbe dovuto cancellarla. Nel minuscolo paese che si tuffava
nell’altrettanto piccolo lago, nessuno credeva all’esistenza del polpo gigante
di lago.
I paesani vedevano i
camion delle pescherie scaricare grosse casse di molluschi surgelati
provenienti da qualunque mare, ma non dalle acque su cui si specchiavano le
loro case. A tutti andava bene così. I turisti arrivavano, assaggiavano il
polpo e ne esaltavano la differenza di sapore, la bontà, la freschezza. Tutti
se ne andavano soddisfatti e ancora più ne tornavano.
Tutto era andato bene. Fino a quel giorno.
Aveva sbagliato, Mauro, a cambiare commercialista. Le
fatture del pesce surgelato erano uscite dall'ombra. Un articolo sul giornale,
una denuncia per truffa, mille telefonate, per disdire le prenotazioni.
Il sole si stava inabissando nelle acque appena mosse dalla
brezza tiepida della sera estiva, e insieme a lui, la vita di Mauro.
Era distratto, Mauro, mentre nuotava. Pensava a quanto fosse
bello il lago in cui era immerso, alla bolletta della luce da pagare, al suo
conto in banca più rosso di quel tramonto sull'acqua.
Era distratto.
Se non lo fosse stato, forse, avrebbe potuto notare tutte
quelle grandi ombre che, sotto di lui, vicino al fondo del lago, agitavano i
tentacoli.
Complimenti per il bel racconto su "Dritto al cuore".
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